Giornata internazionale dello Yoga e la relativa “ambivalenza emotiva”
Anche questo 21 giugno molte scuole e insegnanti yoga celebreranno la Giornata internazionale dello yoga. Non a tutti però tale ricorrenza suscita il medesimo “entusiasmo”, risultando difficile gestire il sentimento “ambivalente” che in un certo senso provoca. Se da un lato, infatti, può essere meraviglioso dedicare un giorno intero (e condiviso a livello internazionale) a questa disciplina che in molti amano, dall’altro non si possono tralasciare gli intenti politici e nazionalisti storici da cui ha origine la celebrazione in parola.
La giornata dello yoga è stata istituita nel 2015 da Nerendhra Modi, il primo ministro indiano, il quale all’interno del proprio progetto politico ha presentato lo yoga come frutto dell’identità culturale induista e vedica dell’India (che è parte integrante del suo programma politico nazionalista), appropriandosi in tale modo dell’immagine di tale disciplina millenaria e in qualche modo trasformandone la vera essenza.
Rimuovendo i contributi jainjsti e buddisti, ha finito per mostrare agli occhi del mondo lo yoga esclusivamente come un prodotto dell’ortodossia vedica e della filosofia hindutva, promuovendo un’immagine dell’India come nazione fondamentalmente induista a discapito delle minoranze e cancellando il ricordo di millenni di storia in cui, in questa terra, religioni e culture diverse si sono intrecciate creando equilibri delicati che hanno prodotto meraviglie artistiche e architettoniche ancora oggi ben visibili.
Allo stesso tempo, la visione offerta da Modi dello yoga ha avuto probabilmente l’intento di convalidare l’immagine comune dell’India come culla della spiritualità; immagine utile a facilitare le relazioni internazionali.
Così lo yoga finisce per essere strumentalizzato e snaturato rispetto agli ideali di universalità e tolleranza che invece da sempre rappresenta.
Si rischia di dimenticare il carattere ribelle e indomito degli yogi, asceti, sramana, aghori, sadhu che di fronte ai poteri costituti oppressivi e settari, tra cui il sistema delle caste e il colonialismo britannico, hanno sempre scelto di allontanarsi o opporsi per preservare la propria autenticità, libertà di ricerca, espressione e sperimentazione anche attraverso pratiche estreme, disapprovate e a volte anche considerate immorali dai loro stessi contemporanei.

Per ricordare l’effettiva natura dello yoga e celebrare con consapevolezza è fondamentale andare oltre le apparenze, approfondire e informarsi.
Iyengar diceva che lo yoga non può essere spiegato o raccontato ma che dobbiamo farne esperienza e viverlo in prima persona.
È facile accontentarci di quello che ci viene detto senza approfondire o indagare ciò che le fonti più o meno ufficiali ci raccontano. Ma lo yoga è per prima cosa studio e pratica. Praticare lo yoga significa imparare ad ampliare la nostra visione, mettere in discussione e cercare in profondità.
Lo yoga è pulire bene le lenti degli occhiali con cui guardiamo il mondo per evitare di prendere un abbaglio.
Per comprendere meglio le sue origini, la sua evoluzione e il modo più autentico di praticarlo oggi, alcuni testi possono essere un prezioso punto di partenza:
- Yoga Body, Mark Singleton, Edizioni mediterranee
- Le radici dello yoga, Robert Mallinson/Mark Singleton, Casa Editrice Astrolabio
- Embrace yoga’s roots Susanna Barkataki
- La saggezza dello yoga, Stephen Cope, Feltrinelli

A questo punto, buona giornata dello yoga, ma soprattutto buona pratica e buona lettura! Conoscere è il primo passo per vivere lo yoga ogni giorno con profondità e gratitudine.
Jores Facchinelli
Occhiocapolavoro
Dott. Giuseppe Trabucchi – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica
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Iscrizione Ordine dei Medici Chirurghi di Milano n. 25154