Memoria visiva e memoria eidetica: quale esiste davvero?
Memoria visiva e memoria eidetica sono espressioni spesso confuse tra loro o usate erroneamente come sinonimi. Entrambi i concetti sono legati alla capacità di ricordare informazioni di tipo visivo, tuttavia, rappresentano due fenomeni molto diversi tra loro. In via generale e “semplificata”, possiamo dire che la memoria visiva (Fig. 1) è la capacità del cervello umano di ricordare informazioni e immagini che provengono dalla vista ed è abbastanza comune tra le persone.

La memoria eidetica, dal greco antico εἶδος, “forma”, “aspetto”, è invece la capacità – molto più rara – di richiamare dettagli visivi con una significativa precisione. Si tratta di un fenomeno tanto affascinante quanto controverso. La Scienza, infatti, non ha mai confermato in modo definitivo la sua esistenza negli adulti. Solo alcuni bambini sembrerebbero essere in possesso di questa capacità, che tende però a scomparire con la crescita.
Inoltre, la memoria eidetica non si limiterebbe agli aspetti visivi, ma includerebbe anche memorie uditive o, più generalmente, sensoriali. Emblematico è il celebre aneddoto che vede protagonista il musicista e compositore Wolfgang Amadeus Mozart, il quale, senza aver mai visto lo spartito del Miserere di Gregorio Allegri, dopo averne ascoltato due esecuzioni corali, fu in grado di trascriverlo a memoria, riproducendolo per intero. Inutile dire che si tratta di un fatto, appunto, più unico che raro.
La memoria visiva
La memoria visiva è la capacità del cervello umano di registrare, richiamare e ricordare informazioni, immagini, scene o altri dettagli, come ad esempio forme, colori, spazi o grafici, che abbiamo visto in precedenza. Può durare pochi secondi o resistere a lungo termine, tuttavia tende a perdere dettagli con il passare del tempo. L’affievolirsi dei ricordi visivi è un processo naturale legato alla nostra capacità di conservare e aggiornare le informazioni che raccogliamo. Si tratta comunque di una capacità molto utile nella vita quotidiana in quanto è proprio grazie a questa forma di memoria che possiamo ricordare il volto di una persona incontrata di recente o la disposizione degli oggetti in una stanza o un percorso che abbiamo effettuato. Spesso però ciò che ricordiamo non corrisponde in maniera precisa e oggettiva alla realtà, poiché il nostro cervello immagazzina tendenzialmente impressioni di realtà e non la realtà stessa. Per questo motivo, è possibile che alcuni dettagli, quali ad esempio i colori o la forma o la posizione di un oggetto, risultino distorti o confusi, portando a ricordi che possono differire dalla realtà originale. Ad esempio, potremmo ricordare di avere incontrato una persona mentre indossava una maglietta bianca, quando in realtà era gialla.
Come allenare la memoria visiva
Per quanto sia un fenomeno piuttosto comune, non tutti sono dotati di una buona memoria visiva. Nessuna paura, fortunatamente si può allenare attraverso varie tecniche ed esercizi. Un primo sistema per rafforzare la memoria visiva è quello di suddividere le immagini in sequenze, così da potersi concentrare meglio su piccole porzioni alla volta. Inoltre, può essere utile focalizzarsi sulle forme e sui colori degli oggetti, in modo tale da ricondurre ciò che stiamo osservando alle nostre conoscenze di base. Ancora, ci si può soffermare con più attenzione sulle porzioni di immagini con un’elevata concentrazione di dettagli, attuando una sorta di “ingrandimento mentale”.
Alcune strategie usate per potenziare la memoria visiva sono particolarmente funzionali all’apprendimento, stimolando la nostra mente a sviluppare capacità di osservazione e di associazione, con una conseguente facilità nel processo di memorizzazione (Steven J. Luck & Andrew Hollingworth, Visual Memory, Oxford Handbook, 2008). Infatti, chi è dotato di una discreta memoria visiva, di solito, riesce ad acquisire i concetti con più rapidità quando sono rappresentati graficamente. Tra le tecniche di memorizzazione maggiormente impiegate da questo gruppo di persone ci sono:
- la visualizzazione attiva: per imparare con maggiore velocità un concetto può essere utile immaginarlo visivamente e creare delle storie o narrazioni associandolo ad un’immagine. Visualizzare immagini mentali vivide e dettagliate di ciò che si desidera ricordare aiuta a fissare le informazioni più profondamente nella memoria, rendendo ogni concetto più chiaro e conseguentemente l’apprendimento più coinvolgente ed efficace;
- le mappe mentali (Fig. 2): organizzare le informazioni in schemi caratterizzati da colori, simboli, frecce e immagini agevola la memoria visiva a mettere in connessione i concetti rendendo più facile il richiamo successivo. Mettendo in luce i concetti con maggiore immediatezza rispetto ai testi scritti in modo lineare, risultano uno strumento particolarmente utile per riassumere argomenti complessi o prepararsi a esami;
- il metodo dei loci: anche associare un concetto ad un luogo fisico conosciuto (come le stanze di una casa o un percorso che si conosce bene) può facilitare la memorizzazione. Si tratta di un metodo che risulta molto efficace perché sfrutta la nostra naturale tendenza a ricordare ambienti e percorsi familiari, rendendo più semplice il recupero di informazioni complesse o lunghe liste;
- giochi visivi: puzzle, memory e altri giochi con pattern visivi stimolano l’osservazione e, al contempo, la memoria a breve termine, migliorando la capacità di riconoscere e ricordare dettagli visivi e di elaborare le immagini mentali.

Tutti questi metodi possono essere usati sia per allenare la memoria visiva, sia per agevolare l’apprendimento (M. Salvo, Il segreto di una memoria prodigiosa. Tecniche di memorizzazione rapida, Gribaudo, 2019).
La memoria eidetica
La memoria eidetica (Fig. 3), molto più rara ed affascinante viene definita come “la capacità di alcune persone, in particolare bambini, di visualizzare un’immagine con tale nitidezza e dettaglio che l’esperienza assomiglia alla percezione reale, anche dopo che l’immagine è stata rimossa” (Haber, R. N., Twenty years of haunting eidetic imagery: Where’s the ghost? Behavioral and Brain Sciences, 1979). In altre parole, è la capacità di richiamare alla mente con precisione assoluta una persona, un oggetto o una scena, dopo averli osservati o percepiti attraverso gli altri sensi anche solo per pochi secondi, come se si avesse davanti agli occhi una “fotografia mentale”. Il primo studioso ad occuparsi di memoria eidetica negli anni ’60 del 900 fu Ralph Haber, il quale condusse uno studio in una scuola elementare, prendendo in esame gruppi di bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, in quanto fase in cui la memoria eidetica potrebbe manifestarsi più facilmente. Il test fu svolto con diverse metodologie: in alcuni casi ai bambini veniva mostrata un’immagine molto dettagliata per 30 secondi, successivamente rimossa, e si chiedeva loro di descriverla mentre guardavano lo spazio vuoto dove l’immagine era stata posizionata. In altri casi, venivano mostrate loro due immagini consecutive e i bambini dovevano poi “sovrapporle mentalmente” per cercare di identificare una figura nascosta. Ad altri partecipanti, invece, venivano poste domande ingannevoli o ambigue subito dopo la visione delle immagini, per testare la loro capacità di ricordare i dettagli.
Dall’analisi dei risultati, Haber concluse che circa il 4% dei bambini al di sotto dei 5 anni possedeva una forma di memoria eidetica (Leask, J., Haber, R. N., & Haber, L. R., Eidetic imagery in children: II. Longitudinal and experimental results, 1969). Tuttavia, l’obiettività con cui furono compiuti gli studi e quindi valutate le capacità dei bambini venne successivamente messa in discussione. Pertanto, non fu possibile sostenere con assoluta certezza l’esistenza della memoria eidetica.
Oggi possiamo però affermare che i bambini memorizzano le esperienze emotive in modo diverso dagli adulti. Essi usano più spesso capacità empatiche sensoriali (come le esperienze sinestetiche ed eidetiche) per comprendere le cose, mentre gli adulti impiegano più spesso tecniche verbali. Laddove le parole e il linguaggio offrono un accesso più facile ai ricordi degli adulti, gli stimoli sensoriali sono più adatti ad attingere ai ricordi infantili. I ricordi sinestetici ed eidetici (leggi l’articolo “Ascoltare i colori”) dell’infanzia aiutano i bambini a entrare in empatia con il mondo che li circonda e a comprendere e ricordare gli eventi. L’immaginazione dei bambini è parte del loro sviluppo empatico. I bambini costruiscono straordinari tesori di ricordi durante il primo decennio della loro vita, a cui potranno attingere con piacere in età adulta (Cretien Van Campen, Julian Ross. The little bricoleur: How children create eidetic and synaesthetic memories. Chapter 8, The Proust Effect: The Senses as Doorways to Lost Memories. Oxford University Press, 2014).

La memoria eidetica è stata descritta anche in alcuni casi di autismo e di Sindrome di Asperger. Un celebre esempio è Stephen Wiltshire (Fig. 4), un uomo autistico diventato famoso per la sua straordinaria memoria fotografica. Nel 2018 il New York Times ha pubblicato un video in cui Wiltshire, dopo aver sorvolato per circa un’ora lo skyline di New York, è stato in grado di riprodurre fedelmente la veduta dall’alto in un enorme disegno. Non ci sarebbero tuttavia studi a sostegno di un’effettiva e diretta correlazione tra disturbi dello spettro autistico e memoria eidetica. Semplicemente, i soggetti con autismo possono eccellere in compiti di memoria visiva e ricordare persone, oggetti ed eventi con grande ricchezza di dettagli sensoriali, ma ciò non implica che siano necessariamente dotati di una qualche forma di memoria eidetica.

Ad oggi il dibattito resta quindi aperto, dal momento che la Scienza non è ancora riuscita a trovare delle spiegazioni teoriche in grado di confermare la reale esistenza del fenomeno.
Conclusioni
La memoria non funziona come una macchina fotografica, che riproduce fedelmente ogni dettaglio, ma rielabora e ricostruisce continuamente le informazioni, dando vita a ricordi che sono spesso il risultato di interpretazioni e rielaborazioni soggettive. Anche le persone che sembrano essere dotate di una memoria naturalmente “infallibile” usano in realtà delle tecniche di memorizzazione, tra cui le associazioni visive, le mappe mentali o il metodo dei loci, utili a potenziare la capacità di ricordare.
Pertanto, possiamo concludere che la memoria visiva rappresenta una risorsa potente che tutti tendenzialmente possediamo, seppur in misura diversa. La memoria eidetica, invece, resta più un affascinante mito che una realtà scientificamente provata. Il nostro cervello d’altronde è un “sistema” complesso e misterioso, le cui peculiarità non smettono mai di sorprenderci.
“La fotografia è la letteratura dell’occhio”
(Remy Donnadieu)
Veronica Elia
Occhiocapolavoro
Dott. Giuseppe Trabucchi – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica
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Iscrizione Ordine dei Medici Chirurghi di Milano n. 25154