Visione distinta

Quando parliamo di visione distinta indichiamo la capacità che possiede l’essere umano di distinguere le forme, il viso delle persone, leggere e scrivere. Per fare questo viene utilizzata un’area della retina che prende il nome di macula al cui centro vi è una zona ancora più piccola che si chiama fovea.   

Fig. 1: Schema della regione maculare.

È la fovea la zona in cui la nostra visione è particolarmente acuta; ed è verso la fovea che noi tendiamo a far cadere l’immagine di un oggetto quando lo fissiamo col centro dello sguardo. Il diametro della fovea è di meno di mezzo millimetro, e corrisponde a circa un grado di angolo visivo (e cioè approssimativamente a un centimetro per una superficie guardata da circa 60 centimetri di distanza).  La nostra capacità visiva è massima al centro della fovea e degrada rapidamente nelle zone circostanti. Questa zona inoltre è molto diversa dalle parti circostanti della retina per le caratteristiche e la disposizione delle cellule visive e per le loro connessioni: tra le cellule sensibili alla luce, o fotorecettori, sono rari i bastoncelli – i fotorecettori di gran lunga più abbondanti nella parte periferica della retina – mentre sono numerosi i coni; questi poi hanno dimensioni estremamente ridotte. Nella macula inoltre i fotorecettori si connettono in un modo diverso che nelle zone periferiche alle cellule destinate a portare il messaggio visivo verso le zone più centrali del sistema nervoso e in particolare verso il cervello (Fig. 1).

L’organizzazione del nostro sistema visivo con una zona centrale ad alta capacità di discriminazione visione e zone periferiche con visione progressivamente meno dettagliata è un arrangiamento evolutivo che permette di mantenere allo stesso tempo un campo visivo vasto e una grande capacità di visione dei dettagli. La visione distinta è stata importante per la nostra evoluzione perché ha reso possibile le grandi capacità di lavorazione degli oggetti e soprattutto lo sviluppo della scrittura e della lettura che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’uomo. D’altra parte è importante anche disporre di una visione periferica, nonostante questa sia di necessità più grossolana. Immaginatevi di attraversare una strada vedendo solo la parte centrale del campo visivo e vi renderete conto che le vostre capacità di sopravvivenza si ridurrebbero drasticamente. La visione periferica è stata molto importante per i nostri progenitori perché ha reso possibile, tra l’altro, a molti di loro di sfuggire ai predatori. Sebbene infatti non ci permetta di distinguere con precisione i dettagli di oggetti (o animali o persone) che appaiono alla periferia del nostro sguardo, questa visione ci avverte in modo sufficientemente adeguato della comparsa di questi oggetti.

Salmon, Kanski, Bowling. Kanski’ s Clinical Ophthalmology – A Systematic Approach. Elsevier, 2019.

Occhiocapolavoro

Dott. Giuseppe Trabucchi  – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica

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