Dai bestiari medievali a Harry Potter: lo sguardo che uccide del basilisco
È un destino segnato quello di colui che incrocia lo sguardo del basilisco, un destino di morte fulminea per mano del mitologico re dei serpenti che si narra avesse il potere di uccidere o pietrificare con il solo sguardo diretto in quello della vittima. Il suo nome deriva dal greco basilìskos, piccolo re, identificato dagli autori antichi in una sorta di rettile nobile. La leggenda vuole che, oltre la corona sulla testa, il basilisco abbia corpo di gallo e coda di drago, oppure corpo di serpente e ali di gallo, e nasca da un uovo deposto nel letame da un gallo anziano poco prima di morire, poi covato da un rospo.

Ad avere tanta capacità malefica non è invece il moderno basilisco, lucertola diffusa nelle Americhe centrali e meridionali in quattro specie diverse: in quanto a potere di stupire non è però così da meno, riuscendo a correre sull’acqua degli stagni per un massimo di 4,5 metri prima di affondare e continuare nuotando, tanto da godere del soprannome Jesus Christ lizard, la lucertola di Gesù Cristo. Un miracolo che il basilisco riesce a fare grazie alle espansioni di pelle fra le dita posteriori che aumentano la superficie d’appoggio, assumendo una postura bipede e sfiorando la velocità di un metro e mezzo al secondo. Una delle specie è il basilisco piumato, dagli occhi incredibilmente gialli e dal corpo lungo fino a 90 centimetri color verde brillante con striature bianche e nere lungo il collo e la schiena. È un onnivoro che si nutre di insetti, piccoli mammiferi come i roditori oppure lucertole di taglia più piccola, e non disdegna frutti e fiori edibili; e se il maschio ha tre distinte creste su testa, dorso e coda, la femmina ne ha solo una sulla testa.

Avere uno sguardo da basilisco è dunque un modo di dire che si rifà alla bestiola mitologica e non a quella reale che popola la foresta amazzonica. Tutt’altro che uno sguardo rassicurante e accogliente, quanto decisamente freddo, tagliente, spietato. Lo sguardo del male, si potrebbe dire, che il basilisco incarna nelle sue tante forme come suo re, ovvero Satana; identificandolo con la lussuria nel ciclo dei sette peccati, si attribuì alla diffusione del suo veleno l’epidemia di sifilide che si abbatté sull’Europa di fine Quattrocento. In una visione più esoterica, il basilisco rappresenta i pericoli dell’esistenza che trovano l’essere umano impreparato, mentre i più arditi lo associano al Mercurio alchemico agente delle trasmutazioni, come ogni essere caratterizzato dalla forma del fisso, il serpente, e del volatile, il gallo.

Quando il basilisco fu menzionato per la prima volta nei testi degli autori antichi, non era ancora ammantato da tutta questa malvagità che crebbe con il proliferare dei misteri sui suoi poteri, come uccidere con il solo sguardo, inaridire i terreni al suo passaggio o riuscire a far marcire il proprio corpo. “Secca gli arbusti non solo toccandoli, ma anche col fiato” scrisse Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia, riferendosi alla sua preferenza di sostare fra i cespugli quando il caldo diventa insopportabile. In realtà, seguendo la descrizione dell’autore latino, sembrerebbe di avere a che fare con la vipera delle piramidi, una specie dal morso fatale presente nell’Africa settentrionale, soprattutto in Libia, con una croce bianca ben visibile sulla testa e con una lunghezza che va dai 30 ai 60 centimetri e che, quando si sposta, lo fa sollevando la parte centrale del corpo per ridurre al minimo il contatto con il deserto caldo.

Ampiamente influenzati dall’opera di Plinio, i bestiari del medioevo fecero del basilisco uno dei loro pezzi forti. Fiorirono leggende sempre più dettagliate sulla sua nascita, a partire dall’uovo che doveva essere sferico e la cova che doveva essere fatta con Sirio ascendente da parte di un serpente o un rospo di sette anni. Prese campo anche la teoria che non sarebbe stato il suo sguardo a uccidere ma la corruzione dell’aria da lui provocata. Letali per lui erano solo il gallo con il suo canto e la donnola che pur perdeva la vita nel sopraffarlo, azzannandolo alla gola. Leonardo Da Vinci lo incluse nel suo bestiario, specificando che la donnola lo ammazzava con l’odore della sua urina, spesso fra l’altro letale per la donnola stessa.
Il basilisco fa la sua comparsa anche nella Bibbia, al libro dei Salmi dell’Antico Testamento: se la versione classica recita “camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi” (Salmo 90, 13), in altre traduzioni le vipere diventano basilischi, ritrovando questa versione del versetto anche nell’iconografia del Cristo guerriero che ha la meglio sui mostri eretici raffigurati sotto ai suoi piedi. E per chi avesse voluto sconfiggere un basilisco, il solo modo sarebbe stato riflettergli contro il suo sguardo mortale con uno specchio. Due sono i santi che escono vittoriosi nell’impresa contro la personificazione del male: San Domenico che lo addormenta, salvando le terre di Sardegna dal terrore, e San Trifone che lo addomestica, liberando la figlia dell’imperatore Gordiano.

Oggi il basilisco ha rinnovato la sua fama oscura entrando nelle sale cinematografiche con il genere fantasy. Un nome su tutti, Harry Potter e la Camera dei Segreti, secondo capitolo della fortunata saga della scuola per maghi di Hogwarts: qui è un serpente gigante posto a guardia della Camera dei Segreti da Salazar Serpeverde, uno dei fondatori della scuola. Dunque non ha le fattezze né del basilisco reale né di quello mitologico, ma condivide con quest’ultimo la capacità di uccidere con lo sguardo, tanto che i giovani protagonisti riescono a vincerlo anzitutto accecandolo. Fuori dal cinema oggi il basilisco è scelto ancora per il ruolo di guardiano, stavolta della città svizzera di Basilea.
Claudia Chiari
Occhiocapolavoro
Dott. Giuseppe Trabucchi – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica
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